Vivete bene e muterete i tempi.

Io non so giudicare la moda maschile.

Mi spiego meglio, so perfettamente cosa mi piace vedere indossato da un uomo di qualsiasi età, ma non so assolutamente valutare le sfilate, il grado di innovazione, la portabilità e tutte le altre variabili. A parte ovviamente re Giorgio dove oltre ai capi indossati darei 10 anche a tutti gli indossatori 😉 ... posso dirvi si, che la sfilata di Louis Vuitton a Parigi, l’ultima a cui stava lavorando Virgil Abloh è stata bellissima (dovete guardarla) per lo spettacolo l’orchestra, i ballerini, la location … ma non so dirvi niente relativamente ai capi, ma non so dirvi neanche se mi piacciono … perché non riesco ad interpretarli. Forse perché sono aperta al nuovo ed al bello, ma rimango ancora convinta che c'è un motivo se gli unici gioielli che il buon gusto ha concesso agli uomini siano stati i gemelli e l’orologio e che ad un uomo dovrebbe bastare solo una bella camicia ed un cappello … Ma qui potremmo aprire meandri diversi sul bon ton, anche sulla valutazioni del “mettibile”, del brutto e del bello prendendo spunto dalle crocs by Balenciaga, però è un argomento molto vasto che meriterebbe un maggior approfondimento e non ci voglio entrare adesso.

Diverso invece per la moda femminile che mi fa impazzire, e devo dire che ne capisco, so valutare la qualità dei materiali, so capire se è stato progettato per fare vetrina e scalpore o studiato per essere indossato da tutte, se un capo sarà istagrammabile e desiderato da tutte le influencer o aspiranti tali, se sarà utilizzato dagli stylist o sarà destinato solo al parallelo, insomma mi sono fatta una gran cultura ho letto e riletto osservato e guardato e ci prendo. Da pochi giorni è finita la #MFW e complici l’aumento dei vaccini e la diminuzione dei casi si è respirato un'aria frizzantina, per strada girava la creatività a volte eccessiva ed ostentata, ma che ha tentato di portare buon umore in un momento che è tornato ad essere buio e triste. In tanti hanno criticato tutto questo brulicare, ma la #MFW e la moda sono un pilastro importante dell’economia e danno lavoro veramente a migliaia di persone (non pensiamo solo ai puri addetti ai lavori come sarte o modelle, ma anche a tutto il contorno … hotel, ristoranti, bar, taxisti, autisti, corrieri, parrucchieri, make up artist e molti altri) per cui non sarebbe stato facile cancellare o sopire un evento cosi. Io ho cercato ispirazione, sto lavorando tanto sui prodotti che usciranno questa primavera, ma anche sulle idee per il prossimo autunno inverno; sciarpe e felpe tra qualche settimana andranno a riposo ed insieme alle t-shirt ricamate, alle friulane, alle borse ed ai gioielli troverete tutte le novità … siete curiose? Vi dico solo che abbracceremo in pieno la primavera e l’estate. Vi consiglio allora di iscrivervi alla newsletter così oltre a ricevere lo sconto del 10% sul primo ordine, sarete sempre aggiornate su tutte le novità.

Ma tornando alla Fashion week, cosa mi è piaciuto? Le colonne sonore di alcune sfilate secondo me memorabili (da farci una playlist), ma il silenzio di Giorgio Armani poi è stato più forte di tutti. L’abbraccio di Marco Rambaldi con Pierpaolo Piccioli o Sweet Dreams degli Eurythmics cantata dal gruppo di coristi “modelli per un giorno” per Cormio, all’interno della Casa Cardinale Ildefonso Schuster (posto dove vi consiglio vivamente di andare, per assistere ad uno dei vari concerti a lume di candela).

            

E la moda beh ho visto dei pezzi spettacolari. N° 21 praticamente tutto, per quella capacità di Alessandro dell'Acqua di mettere la moda al servizio della donna, come strumento di espressione, ma senza mai sovrastarla; l’abito in denim di FENDI con borsa coordinata (e vabbè anche tutto il resto della collezione); le gonne Des Phemmes; la mary jane con plateau di Bottega Veneta; i colori arrivati direttamente dai ’70 di Cormio; le gonne trasparenti di Prada abbinate a maglioni giacche e cappotti imponenti; Jil Sander con tutte le sue scarpe, i suoi guanti e le borse a mano e di conseguenza anche la precisione sartoriale di Calcaterra e poi se vi capita guardatevi anche la sfilata di Peter Do a New York con quel suo stile al limite del grunge.

           

Al di la poi di quello che ho amato io, posso sicuramente dire che le macro tendenze sono state chiaramente due: quella un po’ più aggressiva tra trasparenze, spacchi profondissimi e spalline importanti proclamata dai marchi più tradizionali, con un livello di eccellenza prodotto altissimo e quella più pacifica, colorata e aggiungerei quotidiana che hanno portato avanti i brand più indipendenti, proclamando l’artigianalità a volte meno perfetta dei capi … e qui senza polemiche chiudo con una considerazione: è senz’altro più facile sopravvivere se hai la forza di saturare il mercato con trend facilmente comprensibili, più difficile resistere e sopravvivere per la moda indipendente che porta avanti la propria individualità, per questo dovremmo essere noi in grado di resistere e riconoscere l’unicità e i valori delle cose, nella moda e anche in tutto il resto.

E poi che dire, che purtroppo siamo in mezzo ad un altro periodo di quelli che ti toglie l’entusiasmo e ti lascia il cuore pesante, per cui vi lascio con questa frase di Sant’Ambrogio, come monito ... come esortazione ...

„Voi pensate: i tempi sono cattivi, i tempi sono pesanti, i tempi sono difficili. Vivete bene e muterete i tempi.“