Respiriamo l'aria, è la primavera

Primavera magnolie

Sembra tornata la primavera a guardare il cielo da questi balconcini che inondo di fiori per scaldarmi l’anima … e noi qui ancora ad aspettare.

Aspettare, io che non ho pazienza, che mi scoccio, che ho la testa dura, sento il bisogno di impostare il navigatore per poi fare sempre la strada che secondo me potrebbe essere meglio (millantando senso dell’orientamento e cavandomela sempre per culo) .... io che compro libri e giornali di ricette ma non riesco a seguirne una dall’inizio alla fine, senza sentire il bisogno irrefrenabile di cambiare qualcosa (cosa a cui non riesco a dare una spiegazione chiara, ma che continuo a fare) che voglia posso avere ancora di aspettare ed avere pazienza, io che faccio fatica ad aspettare anche che asciughi lo smalto ... eppure sono qui ad aspettare ancora, perché è giusto farlo…  

 

Aspettare la primavera che entri prepotente dalle finestre, con la luce che inonda e il sole che scalda e no non pensate che quella dello scorso anno è stata forse la più bella degli ultimi 20 anni (mentre noi stavamo chiusi in casa) perché con la fortuna che abbiamo, quest’anno potrebbe ripetersi … e quante altre cose stiamo aspettando e abbiamo aspettato con il cuore leggero come un palloncino che sta per volare via o gonfio di lacrime e pesante, che ci ha tenuto incollati ad un pavimento senza riuscire ad alzarci? Mai come quest’anno aspetto l’estate e giornali da sfogliare su sdraio al sole, con i capelli che gocciolano sale, una birra ghiacciata in mano (purtroppo senza sigaretta nell’altra) e amiche con cui chiacchierare. Aspettare di poter uscire di nuovo, aspettare che il panzerotto pugliese si raffreddi per evitare che la mozzarella ustionante diventi un tutt’uno con il palato, aspettare il delivery e ripensare a quando il delivery era solo il tipo in motorino della pizzeria che arrivava sgasando il sabato sera, aspettare il primo bacio timido mentre lo stomaco si accartoccia e ci si accappona la pelle, aspettare una nuova occasione perché a tutti è data una seconda possibilità (anche se non sempre lo vogliamo ammettere), aspettare la lavatrice che non finisce mai in tempo e tu devi uscire subito perché sai che ti sta già aspettando e potrebbe essere quello giusto per la vita, aspettare per vedere se le cose poi migliorano, per capire poi con qualche ruga in più e con qualcosa di simile alla saggezza, che niente migliora da solo ed è ora di rimboccarsi le maniche, aspettare di veder comparire una linea rosa e gioire o morire a seconda della latitudine in cui vivi e di quanti giri il tuo orologio ha già fatto.

 

Aspetto una crociera con la HURTIGRUTEN da Bergen a Kirkenes, aspetto in pantaloncini e t-shirt Venditti e De Gregori all'Olimpico (sperando che quest'anno sia la volta buona), aspetto l'uscita di un nuovo film per godermi la sala di un cinema dopo veramente tanto tempo, aspetto il momento giusto per la transiberiana ovviamente con un baule contenente cappelli a tesa larga, gonne lunghe e strette fino ai piedi, guanti lunghi e per l’occasione mi potrei concedere anche di ricominciare a fumare, ma rigorosamente con un bocchino di giada e argento.

 

Aspettare di poter organizzare la prossima festa. Da quanto tempo è che non facciamo una festa? Perché a noi le feste piacciono così tanto ... con un bicchiere in mano baciare e chiacchierare e ballare e con la mano libera abbracciare e poi addormentarsi stremati ma così felici … ma visto che anche i Grammy come i Golden Globes si sono consumati stancamente nella notte con delle cerimonie per metà digitali e per metà fisiche senza un pubblico a sostegno, temo che dovremo aspettare ancora anche per questo.

 

Quello che mi preoccupa è che il 2020 sembrava solo un anno di passaggio, non quello in cui tutti i problemi e gli stravolgimenti emersi negli ultimi dieci anni a livello globale (per alcuni anche a livello personale), sarebbero definitivamente esplosi fino a travolgerci tutti per poi lasciarci qui, quasi immobili ad aspettare la fine della tempesta … non eravamo pronti a tutto questo. So bene che un anno di pandemia ci dovrebbe aver insegnato a non prendere decisioni a lungo periodo, un po’ come ci ha insegnato a fare pane e focaccia in casa, (la pizza no quella meglio continuare a prenderla, perché non mi viene bene) … Lo ha detto anche Pierpaolo Piccioli, direttore creativo di Valentino chiudendo la settimana della moda con il suo show al Piccolo Teatro di Milano … Ma io non mi arrendo perché torneremo a viaggiare e io penso già alle mete per questa estate e non solo, complice una figlia che scalpita, un marito che mi ama e degli amici che mi assecondano …

E intanto aspetto, comunque sempre pronta, vestita, truccata, pettinata (questo solo grazie all’airWrap perché altrimenti chi mi conosce sa che non è nelle mie corde pettinarmi) in cucina davanti alla finestra, sul pavimento inondato dal sole, perché un’altra primavera è qui, pronta ad entrare.